Milano. Per la prima volta.

9 December 2009

Che meraviglia poter affermare, a trent’anni quasi suonati, “per la prima volta”…Allora lo mastico per bene e lo dico. Ieri, anzi l’altro ieri sera, per la prima volta a trent’anni suonati, ho messo piede a Milano.
E tu mi hai scritto: “Mi hai fatto una scortesia, Londra, Giappone, Milano, tutto senza me”. Hai ragione, ti ho fatto proprio una scortesia. Ma non sono andata a Brera e neanche a Corso Como. Me le sono tenute per te, per tenere qualcosa di intatto nel giro che tu mi dici sempre che mi farai fare.
Sono passata nella zona dove abiti, quella di Corso Ticinese e le Colonne di San Lorenzo dove dicono ci siano sempre tanti punkabe stia ma quando ci sono passata io c’era solo tanta pioggia e un punkabestia triste col   e un capello da cowboy.
Ora ti dico quello che mi è piaciuto di Milano. Le vetrate del Duomo. Quelle più tutte. Tetro e ogivale è l’antico palazzo dei vescovi, direbbe Dino Buzzati che il mio immaginario di Milano l’ha formato quindici anni fa nei pomeriggi opachi del ginnasio.  Mi avrebbero commosso “le staue d’oro sulle guglie che  alzano le loro spade agli ultimi raggi del Sole”. Ma purtroppo gli ultimi raggi del sole non c’erano perché c’era solo molta pioggia e pozzanghere .
Mi è piaciuta tanto la messa di Sant’Ambrogio nella Cattedrale, per l’appunto di Sant’Ambrogio col coro vestito di nero e il vescovo col capello a punta e le litanie in latino.
La fotografia più bella che non ho fatto è quella del naviglio centrale  sotto la pioggia con le lucine di Natale sopra.
Mi sono immaginata a vivere là e l’idea non è dispiaciuta.  Altra cosa sarebbe provarci a lavorare.
Le mamme mi sono sempre un po’ più nervose e urlanti e le ragazze tutte molto più magre. Le persone in generale più cordiali e calme.
Il mio unico shopping sono state cinquanta euro di decorazioni fashion per l’albero di Natale.
Ora sono sul treno di ritorno. A fianco a me due signore supersize hanno  cacciato degli enormi sfilatini di pane imbottiti di tutto e hanno cominciato a mangiare e sbriciolare in giro.
A trent’anni quasi suonati sono diventata un bel po’ più tollerante su tante cose, quello su cui non sono mai diventata più tollerante sono le persone che mangiano affianco a me in treno.

×