Crying at the discoteque
11 June 2006
Sabato sera. Sei single. Hai 26 anni. Sei anche discretamente bellina. Che fai? Devi andare a ballare. Mi pare ovvio. Soprattutto se due amiche ti martellano di telefonate da venerdì mattina per farti firmare una solenne promessa in carta bollata e che no, non le darai la sola, e non, non resterai a casa in pigiama a righe a leggere io&te3msc prestato dalla tua cuginetta quattordicenne. Ok. Ok. Sabato sera si va al music a Postano. Mi raccomando Camy, ci ho fatto mettere in lista. Ok. Camy, sprizzante entusiasmo da tutti i pori appuntamento alle 10.45 alle 10.20 apre l’armadio. Poco da scegliere. Abitino bianco di pizzo nel più puro stile Positano, stivaletti col tacco basso perché a Positano si cammina, capello selvaggio e via. Prelevo quelle due battone e via. Con una che si fa accarezzare le gambe per mostrare i miracolosi effetti della crema cellulite ( e tu cominci a odiarla appena la vedi perché riconosci nei 40 cm di stoffa che ha addosso il vestito indossato al makP del I liceo. Dieci anni fa per tutte e due. Dieci chili in più per te. Per lei evidentemente no ) e l’altra che ci fa fermare a comprare i cioccolatini perché ha la pressione bassa e minaccia vomito. Andamo bene. Un’ora di blocco sulle curve per incidente dieci macchine avanti, Un’ora di giro per il parcheggio. Mezz’ora per scendere tipo 1.500 scalini. Arrivimo. La parte più bella è sempre la stessa. Entrare tutte e tre con passo deciso passando avanti alla fila e salutando il buttafuori. Cioè: Chi lo sapeva a quello. E’ Mary la tipa introdotta. Io mi accodo e faccio finta anche io di essere una ragazza introdotta. Primo sguardo. Solita marmaglia di veline con capello liscio e tacco 12. Ragazzi in camicia bianca e maglioncino celeste sulle spalle. Tutti molto posati. Perché qua stiamo al Music on the Rocks- Grotte dell’Incanto, mica all’ Old Dragon uscita tangenziale Licola. Devo bere. Vado dal barista. Sorrido. “Mi fai qualcosa da femmina?” ( è noto che per qualcosa da femmina si intende un bubbazzone fragoloso spumantoso e dolciastro. Rigorosamente rosa). Mi porge un bicchierone molto pink. “Questo lo offro io”. Funziona sempre. Intanto arrivano gli stranieri. Qualcuno mi deve spiegare perché le straniere vanno a ballare in infradito e short da spiaggia. Voglio dire. Non mi pare che in patria si vestano come delle barbone. Forse perché sono in vacanza e vogliono stare rilassate? Bah. Comunque siamo in ballo. Balliamo. Ora però. Se sei una ragazza carina e balli al centro della pista con due tue amiche di cui una con due tette fenomenali e l’altra specializzata in atteggiamenti lesbo-soft è chiaro che l’assalto è immediato. Per quanto più contenuto che in postacci tipo il Blumare. Voglio dire. Qua nessuno osa dirti “Ciao fata, ci possiamo conoscere”. Ti ballano vicino e ci provano. Ovvio. Altrimenti perché si va a ballare. Ora il mio problema è. Qualsiasi ragazzo che potrei minimante prendere in considerazione fuori in disco mi fa impressione. Comincio a vedere maniaci sessuali ovunque. E’ un attimo. E’ un attimo e un senso di irrealtà cala dalle luci blu sul soffitto e si sparge dagli amplificatori. Tutto viene avvolto da una cortina di squallore spessa tre centimentri. La voce del vocalist che lancia le compilation tra la folla, le mani che si alzano, i sederi che ancheggiano, gli ammiccamenti finti. E’ un degrado. Carne da macello venduta a 25 euro una consumazione. Voglio andare a casa. Sono ancora due ore. Due ore e altri 4 cocktail. Due ore e io come un robot. Due ore e poi fuori. Il momento più bello della serata. Sulla spiaggia. La luna rossa che tramonta. Fumiamo una sigaretta. Ci togliamo le scarpe e saliamo a piedi nudi. In macchina il nostro Morgan. Non un pensiero. Non al denaro non all’amore né al cielo.