Sorrento is burning

29 September 2007

Crescere a Sorrentoland può provocare un concetto della normalità molto labile. Voglio dire, in piccolo è come essere un figlio del aiuto dell’aiuto cameraman e crescere a Hollywood. Immaginatevi una cosa del genere. Prendiamo l’annata 97-98, quella in cui il mondo attorno a te fa 18 anni. Anche tu fai 18 anni, ma questo è un inciso, all’epoca non eri ancora tendente alla peretaggine come oggi.quindi la festa con i relativi regali non ti interessava ( a proposito, risulta anche a voi che il 90% degli oggetti tiffany in vendita su e-bay è falso?)Cominciano a invitarti alle feste. Vai alla festa di Ludovica della III E. La casa è una di quelle case che ci passi davanti e ti chiedi di chi è e ti immagini i sonnolenti sabati pomeriggio sdraiata sulla terrazza a picco sul mare e un altro martini cocktails per piacere, una di quelle ville che ci passi con il pedalò da sotto, naso all’aria, scorgi i gazebo bianchi tra il verde e immagini la molle decadenza. Vite felici di shopping per ammazzare la noia e infelicità da ultimo gradino della scala di soddisfazione dei bisogni di ma slow avvolta in accappatoio bianco. Ora nel filmino ci metti dentro quella che si compra il kit&kat dalla bidella insieme a te. Gli stipiti della cucina hanno le inziali dei genitori intagliate. Al piano di sotto, scavato direttamente nel tufo, la sala giochi con dentro un biliardino vero.Poi venne la festa di un fratello Pisagatto. I fratelli Pisagatto erano i nostri personali dei apollinei del liceo. Alti boccoluti, uno biondo e uno castano, sembravano due gesù cristi anni sessanta. Indossavano esclusivamente abiti di Resina, il mercato della pezze di Ercolano, territorio ancora a noi proibito ( che poi più in là noi ci provava sempre a Resina, ma andava sempre a finire che io non sembravo una chicchissima madonnella anni 70, ma solo una barbona). Loro indossavano velluto a coste mentre noi eravamo inguainate in laminati sintetici fosforescenti e avevano un vespino cinquanta special color crema che sembrava inquinasse anche di me dei nostri scarabei arancioni. Più tardi avrei imparato il termine radical chic. La loro mamma faceva partorire la gente in casa e portava i capelli bianchi lunghi fino alla vita ( solo ora riesco a immaginare il terrore della prof di Italiano con bauletto Louis Vuitton quando la vedeva comparire a ricevimento) Si diceva che i fratelli in questione abitassero in un villa senza luce e acqua corrente. E invece,scoprii l’acqua c’era, e pure la luce corrente. C’era pure il laboratorio per fare le candele a mano, la sauna finlandese in giardino, la camera oscura per sviluppare le foto, svariati ettari di orto biologico e un computer con connessione Internet, novità assoluta del biennio. Più tardi, scoprii che c’erano pure diversi altri appartamenti sparsi per la penisola e l’Italia. Ogni tanto incontro la mamma pisagatto in treno che guarda con malcelato orrore la giacchetta del mio taiuller e la mia borsa bianca, non riesce a credere come si possa mai fare la pendolare 7 del mattino 8 della sera per un posto similimpiegatizio e mi racconta dei figli che frequentano scuole di design tra la Scandinavia e Parigi.

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