Certe sere si sente l’odore del mare

24 April 2013

Il Mar Baltico è poco salato. Forse per questo non odora come il Mediterraneo. Poi sotto i ponti di Gamla Stan si mischia con le acque del lago Malaren e lo iodio si disperde nell’ossigeno.

Eppure in certe sere di fine aprile apro la finestra dello studio e sembra di sentire l’odore del mare. Allora chiudo il computer, infilo le scarpette da ginnastica e vado a correre.

Non sono una tipa da corsa, è un posto che invoglia alla corsa questo. Basta poco, apro il portone, attraverso la strada e sono lungo tre chilometri di pista da jogging che costeggia il lago. Sodermãlarstrand si chiama la strada. Ancora non ho imparato a scriverlo senza Google, Corro lungo il bordo del lago, dall’altra parte ci sono i tetti aguzzi di Riddaholmen, la torre del Municipio con le tre corone, le casette colorare di Kungsholmen.

Da poco si sono sciolti i ghiacci, verso ovest, quando il Baltico è più lontano, c’è ancora qualche pezzo di ghiaccio che non vuole arrendersi alla primavera. Corro per due chilometri mentre perfette coppie svedesi in perfetto abbigliamento tecnico perfettamente coordinate mi sorpassano. Loro hanno il pantacollant tecnico, la giacchetta traspirante, le fascia a coprire le orecchie dal vento. Corrono tanto gli svedesi, corono sempre, a tutte le ore, come se fossero perennemente inseguiti da qualcuno.  Io sto un po’ così, un po’ pezzotta coi leggins, il kway e il fiato corto, ma corro uguale.

Alla fine si arriva all’isolotto di Langholmen. Su un prato hanno montato una piccola palestra all’aperto: c’è la panca per gli addominali, le macchine per fare i pesi, la sbarra a cui appendersi. Il sole basso fa scintillare l’acqua, dei bambini giocano in un recinto di sabbia, un signore anziano porta a spasso il cane. I ciclisti sfrecciano, sempre con la testa ben protetta dal casco. Non sia mai capiti un incidente. Sicurezza prima di tutto.

Sembra di sentire l’odore del mare. Forse è l’odore del mare o forse è l’odore della primavera. Mentre faccio gli addominali penso che tutti i pezzi di questo posto sono pensati e costruiti per racchiudere piccoli felicità ordinate e pulite. Mi verrebbe da scrivere ordinarie. Quando al ritorno mi fermo a fare streching tra il lago e il portone di casa, guardo le guglie delle cattedrali che si tendono all’ultimo sole e penso che alla fine è sempre e solo una questione di luce. Di come le cose sono illuminate. Anche per sentire gli odori.

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