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Cronache del mese di giugno

28 June 2013

Cosa ho fatto in questo mese di giugno? 

Ho avuto la pelle d’oca sulle braccia perché l’aria di sera è fresca, ma io esco sempre senza giacca. Ho sofferto il caldo nei giorni della bolla d’afa dal nome mitologico che non ricordo il nome, ha pesato grave e bassa. Mi sono immersa nell’acqua calda a 38 gradi delle terme di Ischia credendo fermamente nelle sue proprietà curative. Come se mi dovessi disinfettare. Ne sono uscita con un costume bianco rovinato e l’anima ancora macchiata. “Quest’isola è troppo grande, non mi piace, torniamo a Capri”.

Sono tornata e ritornata sempre là, sull’Isola, sullo scoglio. La luce azzurra sempre pronta ad accogliere le malinconie innaffiandole di vino bianco con le pesche. “Prendi una fettina di caprese col gelato, fa bene il cioccolato”:

Cosa ho letto in questo mese?

Ho ripescato dalla libreria vecchi libri e di quelli iniziati e mai finiti e mi sono chiesta come avessi fatto ad non accorgermi che fossero capolavori. In un drammatico sabato pomeriggio (che però forse era ancora maggio) ho letto Il Grande Gatsby, e nelle sere della settimana successiva ho letto The Great Gatsby.  Forse quando lo presi in mano la prima volta ero troppo felice. Ci vuole una certa soglia di dolorosa consapevolezza per apprezzare questi libri, forse. O è sola la luce verde che diventa sempre più lontana.

Lentamente leggo Josè Saramango, lasciando scivolare le sue lunghe frasi la sera tardi. Se questo stato d’animo fosse una città, sarebbe Lisbona.

Su un lettino assolato, in una lunga giornata di mare,  ho letto “Sofia si veste sempre di nero”. L’ho trovato sopravvalutato. Ho iniziato il Lungo Addio di Chandler, l’ho trovato troppo noir, l’ho lasciato là sul comodino.

Cosa ho guardato in questo mese di giugno? 

Ho guardato lungamente l’angolo assolato del terrazzo, il muretto dipinto di bianco con il ricciolo ad aggraziare. Quei momenti in cui lavori e improvviso cala il vuoto del nonsenso. Il vociare delle comitive che tracimano per Vie Le Botteghe sale dalla strada e ti risveglia dal trance. Skype lampeggia e ti richiama al dovere. Sì, eccoci.

Tanti documentari sull’universo. Le sfere che ruotano secondo ellissi immutabili, gli equinozi che lentamente precedono, il gas che si compatta in stelle. Stephen Hawking che spiega perché Dio non esiste, perché l’Inferno e il Paradiso non esistono, che l’unico tempo è morire e vivere e che lui si sente grato di questa vita.

Mi sono vista la Meglio Gioventù in 2 puntate. Alla prima puntata dopo un’ora mi sono scocciata e ho cominciato a vedermi “Sepolti in casa – Speciale Animali”. Alla seconda ne sono rimasta catturata e sono rimasta davanti alla tv per 5 ore come neanche quando hai la febbre. Tutto è bello quando si guarda il sole di mezzanotte che non scende mai sotto l’orizzonte.

La cosa che mi ha colpito di questo film è la facilità con cui tutta questa gente si incontra e si sposa.

Cosa ho sentito questo mese di giugno? 

Le campane insistenti. I podcast di inglese, ogni mattina, con ostinazione, appuntandomi su un quaderno dalla copertina blu le parole che non conosco. Sentendomi come Charlotte quando continua ad andare alla sinagoga. Le solite vecchie canzoni. Perché forse se negli anni della formazione emotiva hai inquadrato la tristezza in certe note, queste rimarranno per sempre (adesso e per quando tornerà l’incanto).

 

(Credit foto: Umberto D’Aniello)
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