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Una notte (da giovane) Napoli

9 February 2014

Era il 1968 quando Pasolini scriveva: “I poliziotti sono figli di poveri”. E’ il 2014 quando uno Zulù ben pasciuto urla “sbirri assassini pezzi di merda” dal palco montato sotto la Galleria del Principe a Napoli. Sotto il palco i ragazzi urlano, applaudono, pogano, si passano le canne e bevono il vino dalla bottiglie di plastica dell’acqua Lete. Mostrano il dito medio cantando Fuck the System e poi si girano a scattare un selfie con un telefono da 750 euro. Fuck the Sytstem! Fuori la galleria, sotto i portici, è un nuovo albergo dei poveri. Tutti in fila ci sono materassi e coperte, accanto a ogni materasso un borsone di stracci, sopra ogni materasso una persona che chissà per come e chissà perché è finita a vivere per strada e per fortuna che stanno questi portici che questo inverno piove tanto. Rivoli di uno strano liquido colano giù per le scale, la puzza è insopportabile. The system has fucked them?

Poliziotti e carabinieri qui attorno non ce ne sono. Dentro è tutto un odore di skunk e mani sempre più incerte che rullano. Io chissà come mi trovo al lato del palco, in piedi su una cassa, praticamente al fianco dello Zulù come la peggio groupie. Penso che a vent’anni niente mi avrebbe fatto più felice e mi vengono anche in mente le parole di Sento un rigurgito antifascita e posso muovere le labbra  facendo finta di cantare. All’ennesimo slogan contro gli sbirri assassini però il rigurgito ce l’ho io e no, non posso più stare al lato di questo palco come una groupie. Salto giù e mi metto in un angolo  concentrandomi sulle vibrazioni che mi fanno tremare le gambe. A un certo punto un ragazzo raccoglie la parte superiore di un pacchetto di sigarette da terra, me lo porge e mi dice qualcosa all’orecchio. Io non capisco, forse pensa che abbia perso io questo prezioso cartonino? Mi tengo il cartoncino in mano e faccio finta di niente, Poi lo guardo e capisco. Ha le mani impegnate a rullare e nell’orecchio mi ha detto “Lo sai fare un filtro?”. Certo che lo so fare un filtro. Tieni, ecco il tuo filtro. La prepara e me la porge. Mettermi in bocca questo pezzo di cartone raccolto da terra? Sorrido, scuoto la testa, ciao.

Poliziotti e carabinieri fuori non ce ne sono e Piazza Cavour fa paura da stringere la borsetta. “Ho fame, andiamo a prenderci un cornetto”. Fuori al Ciottolo c’è una volante dei Carabinieri coi lampeggianti accesi. Si saranno venuti a mangiare il cornetto anche loro? Dentro sembra di essere in una puntata del Boss delle Cerimonie tra improbabili pantaloncini in pelle su cosciotti troppo torniti ragazzi con l’orecchino a stella. Tutti ordinano dolci improbabili composti da strati di pan di stelle, cioccolato fuso, smarties, ciuffi di panna, kinder bueno e bottiglie di latte Berna alla menta. In una vetrina ci sono i waffles con dei kinder cerali ancora incartati appoggiati sopra. Che fanno? Lo scartano e lo fanno sciogliere sopra al waffles dentro al fornetto?   Mi guardo intorno e penso che sono questi i ragazzi delle periferie, di Secondigliano, di Scampia, di Melito, i ragazzi per i quali lo Zulù urlava “Ma quale legalità se non ci sono opportunità”? Mi guardo intorno e penso che per molti di loro forse l’opportunità massima è un provino per partecipare come corteggiatore della seconda fila a Uomini e Donne. Farsi notare, passare in prima fila, forse un giorno diventare tronista.

Mentre noi ci mangiamo il nostro semplice troppo cornetto osservando la fauna locale, la volante si sposta e va a fare un posto di blocco più avanti, tra le puttane e le buche di Via Marina.

Se ne staranno là tutta la notte a fare gonfiare palloncini a ragazzi pronti a distruggere la macchina di papà. Tutta la notte, anche quando comincerà a piovere e i ragazzi che urlavano Sbirri pezzi di merda dormiranno sotto i loro piumoni caldi.

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