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The great beauty is everywhere

30 March 2014

Nelle belle giornate di sole che ancora non fa troppo caldo e non tira più troppo vento cerco sempre di non perdere la buona abitudine di sedermi all’aperto sull’aliscafo.

Anche se la giornata di lavoro è stata pesante, anche se sono triste o arrabbiata, cerco sempre di mantenere un pizzico dello sguardo meravigliato del turista davanti al profilo ripido del Salto di Tiberio che si getta del mare, davanti alla solitaria bellezza di Punta Campanella e le luci del porto che si cominciano ad accendere nella prima sera.

 Nella vita ho scelto il posto finestrino. Sempre.

Oggi la tratta è diversa. Sotto il sole benedetto di marzo andiamo (o torniamo?) da Ischia verso Napoli. Un paesaggio familiare eppure inconsueto. Le montagne sono girate dall’altro lato e non le riconosco, Capri è capovolta, con la pennellata bianca delle case di Anacapri in prima fila. Da quest’isola la mia isola sembra un’altra isola. E poi c’è Procida, l’Isola Misteriosa dove non sono mai andata, case colorate, mare che rotola fin sotto le ultime case quaggiù verso Vivara. Il sole tramonta lenta e io penso ancora una volta a quanta bellezza c’è al mondo. A quanta bellezza c’è in questo mezzo di mondo.

Sono di ritorno a un convengo sul destination marketing. I temi li conoscevo, i relatori pure, niente di nuovo. Ma quello che mi ha colpito è stato il gruppo di giovani albergatori che aveva organizzato il tutto. Ragazzi sorridenti ed entusiasti, che magari hanno preso in gestione l’albergo di famiglia, ma che non si limitano ad aprire la porta e a vivere di rendite di posizione. Lavorano per capire cosa fare per migliorare. Tutti con un profilo twitter, tutti aperti alla conversazione, tutti pronti a sporcarsi le mani in prima persona.

Un amore per il lavoro dell’ospitalità che non vedevo da tempo e che ha trasmesso anche a me nuovo entusiasmo dopo questi lunghi mesi d’inverno.

La sera ci portano a cena in un ristorante su una collina. Prima di metterci a tavola andiamo in cantina a toccare con le mani l’argilla impastata coi lapilli di cui è composta Ischia. Di cui siamo impastati tutti noi che da queste parti vulcaniche veniamo. Lapilli e argilla che fanno buono il vino. La sera scorre allegra come il Biancolella che si versa copioso. L’ospitalità si traduce in un’antipasto misto che soddisfa il fabbisogno calorico medio di una settimana.

Penso che solo qui al Sud Italia, quando veniamo in trattorie come questa, consideriamo il menù una faccenda inutile. “Fai tu” è l’unica opzione sensata, antipasti misti a centro tavola, piatti che girano “l’hai assaggiato questo? E’ troppo buono. Ci sono altri crocchè? Aspetta te li passo”. Mi vengono in mente i menù di 3 portate della Svezia e le tavolate di amici dove alla fine passa il cameriere e ognuno paga esattamente quello che ha mangiato con la sua carta di credito. Qua sarebbe impossibile ricordarsi con esattezza cosa si è mangiato.  Mi viene in mente che lì non ho mai cenato con una bottiglia al tavolo del ristorante,  era sempre un bicchiere per me, uno per te, ognuno pagherà il suo. Mi sento un po’ triste per loro, ma è solo un momento. Arrivano cinque pentole di coccio con cinque conigli all’ischitana dentro. “Quale pezzo ti piace? Passami il piatto che te lo metto. Lo vuoi un po’ di sughetto?”.

Scendiamo tutti dalla montagna satolli e un po’ brilli, di vino e allegria. La mattina dopo ci portano a prendere il caffè al Castello Aragonese. Io ci arrivo e mi rendo conto che tante volte che ero stata a Ischia questo castello mica l’avevo mai visto. Per me, e scopro anche per altri, esisteva solo nelle pubblicità della Fiat. Prendo il caffè velocemente ed esco fuori sulla piazza. E’ così vicina al mare che per terra ci sono le alghe, mi spiegano che quando c’è il mare mosso le onde arrivano a bagnare tutto lo spiazzo. Credo che quando ci sia il “maraglione” l’acqua arrivi fin dentro al bar. E’ sempre inconsueto per me avere il mare così vicino e non alla fine di un qualche dirupo. Respiro salsedine. Siamo fatti di argilla, lapilli e salsedine.

Mi siedo sul muretto e penso ancora una volta che tutta questa bellezza forse non ci salverà. Ma intanto ci fa stare dannatamente bene.

E quando riusciamo a trasmettere questo benessere a chi è ospite della nostra terra, è allora che possiamo dire di far bene il nostro lavoro. Che sia quello di copy per siti di viaggio, di esperto in marketing, o di albergatore.

E qualsiasi lavoro faccia star bene le persone, è sempre un bellissimo lavoro.

ischia-panoramica

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