Caro Babbo Natale

11 December 2006

non so se ti ricordi di me. Arrivai a casa tua un paio di inverni fa con addosso un giubbino rosso che sembravo una piccola aiutante di Babbo Natale. Tu volevi cinque euro per fare la foto con te e io ti dissi “ you aren’t well in your mind”. Altri cinque euro li volevi per mandare la letterina con il timbro di Rovaniemi e io ti dissi “ my dear daddy, i’ll send you a e-mail”. Pensai che se eri bianco e rosso lo si doveva alla Coca-Cola. E pensai pure che ti preferivo quando eri il signor Franco, il vicino di casa di mia nonna, che si confondeva sempre tra i pacchi e restava a bere un cicchetto con gli zii.Anche le letterine allora erano molto più semplici. Desideri chiari, precisi, definiti. La Famiglia Cuore, Gira la Moda, l’ultimo best-seller d’oltre oceano di Louisa May Alcott. Mica è tanto facile adesso avere desideri così chiaramente identificabili.Ma mi ricordo che nelle letterine a Babbo Natale e a sua moglie la Befana prima di tutto ci voleva la captatio benevolentia l’elencazione dei regali e la promessa finale.E allora ricominciamo.Caro Babbo Natale,in questo 2006 ho cercato di essere più buona e di migliorarmi sempre più. Sono stata sempre sorridente e sul lavoro non ho mai pianto (solo una volta ma nessuno mi ha visto). Non ho urlato tante volte quante avrei voluto e non ho mai picchiato nessuno. Ho cercato di non sbagliare sempre i nomi quando scrivo ma non sempre ci sono riuscita. Ho cercato di non fare troppi melodrammi ma non sempre ci sono riuscita. Però ogni tanto sono riuscita a tenermelo per me senza immolarmi a eroina della tragedia. Ho cercato di dare una scossa alla mia tendenza a fare l’hikikomori e ci sto riuscendo anche se il piumone continua a essere il mio migliore amico. Ho cercato di essere parsimonioso ma “ io i soldi li voglio vedere là dove li posso li posso ammirare: nel mio guardaroba”. E stamattina e tante altre mattine mi sono alzata dal letto alle sei e mezza che fuori era buio e pioveva. E questo basta e avanza.E allora vorrei: un lavoro che non mi debba più alzare alle sei e mezza. Mattine tarde di caffelatte e pandistelle. La borsa 85th special edition di pelle bordeaux di Gucci. Qualcuno vicino a cui non mettere il prefisso “pseudo” o “para”. Un viaggio a Tokyo. Un abbonamento settimanale dalla manicure e dal parrucchiere. Serate sul divano di pizza e dvd. Un massaggiatore cubano a domicilio. Una carezza mentre faccio finta di dormire e fuori piove. Domeniche di primavera di campagna e grigliate, serate d’estate di bacardi e cozze, un’autunno dolciastro di calzerotti di lana e candele. E se potessi arrivare un pochino prima. Se potessi vorrei un albero di Natale gigante pieno di lucette da addobbare il sabato pomeriggio e i vetri appannati. Si può anche fare solo finta.Non ti prometto di essere più ordinata che quello te lo prometto senza successo dal 1986. Non ti prometto di sforzarmi di avere una bella calligrafia, come mia mamma mi faceva sempre scrivere, che tanto nel frattempo hanno inventato il computer e sono rassegnata a non capire quello che scrivo dopo qualche giorno. Non ti prometto di essere più buona che tanto è inutile ( che poi una cosa che non capisco: ogni volta che si chiede a qualcuno “qual è il tuo più grande difetto?” tutti rispondo sempre “sono troppo buono”. E allora se sono tutti troppo buoni mi spiegate perché la nostra società non assomiglia mica a quella dei Teletubbies? ). Un po’ meno cinica, un po’ meno sarcastica, questo sì. Ci possiamo provare. E , caro Babbo Natale, un aiutino da te. Vorrei imparare a scegliere e non sempre a farmi scegliere.EnjoyCamilla ( seconda stella in fondo a destra e poi avanti fino al mattino )

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