Vale vale

9 March 2010

Partiamo dalla base. Io con la Spagna non ci azzecco niente. Anzi, a dirla tutta, io la Spagna la schifo proprio. Non la Spagna in sé. Quella non mi ha fatto niente. Ma tutto ciò che la Spagna rappresenta nell’immaginario collettivo giovanile. Odio le chitarre battenti, la movida, i chupitos e i buttiglion (o come si scrive). Odio fare tardi la sera e gli unici litigi seri che ho avuto con il mio ragazzo sono stati perché io volevo tornare a casa e lui no. Non mi piace il flamenco e secondo me, se lo spagnolo è l’unica lingua straniera cantata dai neomelodici, un motivo ci deve essere.
Quando ci fu da scegliere la meta dell’Erasmus, il solo pensiero delle ramble festose e chiassose di Barcellona suscitò in me un moto di orrore. Io volevo gelide distese innevate. Silenzio e alienazione. Massimo una discoteca labirinto bianca senza luci colorate. E così fu. Fui posseduta da Helsinki.
Ora è uscito in mezzo sto fatto di Granada. Quella di Claudio Villa, terra incantada. Io mi sono detta. A me la delizia al limone manco mi piace. Però vivo a Sorrento. E non si può dire che ci stia poi tanto male.
E poi Granada sarà più piccola e tranquilla di Barcellona.

Una mia amica mi dice: “ho giaà pensato al tuo look per granada: jeans larghi, maglia sbrindellata, sandali francescani e capelli pieni di salsedine”. A parte che a Granada non c’è il mare e quindi non vedo come potrei fare a tenere i capelli pieni di salsediene, sia chiaro che io non metterò mai un paio di sandali francescani. E i jeans larghi che ti fanno il sedere piatto mi fanno orrore.

Uno dice. Ma non te ne potevi stare tranquilla e bellina a Sorrento?
Eh. Questo è il punto. Poi ne parliamo.

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