Addio a Carrie

7 June 2010

E così, questa sera in un cinema affollato di ragazze poco più che ventenni, che probabilmente quando è andata in onda la prima puntata di Sex and City erano ancora alle medie, si è consumato il mio addio a Carrie.
Il rinascimento finisce quando decade nell’opulenza del barocco. E Sex and City 2 è esattamente questo, barocco e opulento, un’esibizione vuota oramai distante da quelle ventenni che un tempo guardavano queste trentenni in the city e sognavano di essere come loro, in certe serate d’inverno in stanze post-adolescenziali.
Oggi, che qualcuno di queste ventenni è riuscita a conquistarsi il suo monolocale colorato mentre qualcun’altra è rimasta incastrata nella sua stanzetta post-adolescenziale, non c’è un dialogo che non appaia scontato, una battuta di Samantha che non sembri subito volgare, un gesto di Carrie dal retrogusto di leziosità.
La crisi economica è continuamente menzionata del film, ma intanto le nostre quattro sciacquette se ne vanno sui cammelli vestite Dior e lanciano urla isterica all’idea di un volo in classe turistica.
La moda non è più divertimento, ma caricatura che perde completamente di vista il contatto con la realtà. Carrie se ne va al suk vestita di una immensa gonna di taffetà con strascico da prima alla scala e cammina per casa sua indossando sempre e sola scarpe con tacco 12.
E’ un po’ triste alla fine del film sentire che oramai tu e Carrie avete poco da spartire (beh, forse non è che abbiate poi avuto molto da spartire visto che lei non ha mai preso un autobus o una metro, tanto meno trascinandosi dietro un trolley da venti chili) ma pazienza.
Lasciamo dormire i miti mediatici nelle loro sonnolenze di celluloide. E per fortuna che Jen Lindley è morta, così non corriamo rischi.

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