Pensieri(ni) da un’alba meccanica

22 November 2010

Questa volta sulla Tav Firenze Milano fa un po’ caldo perché c’è il riscaldamento alto. Appollotto il coprispalle nella borsa. Quattro mesi fa, quasi cinque ormai, cacciavo il coprispalle dalla borsa perché l’aria condizionata era gelida. Fuori l’asfalto balucinava sotto il sole e da lontano apparivano miraggi. Io mi sentivo svenire, forse per il caldo o forse no. A Milano oggi piove e fa freddo e c’è la coda lunga per il taxi. Fuori piove un mondo freddo. Che bella frase penso. Sotto la tettoia dei taxi mentre la pioggia che cade sui lampioni sembra mercurio o argento.

Nella stanza dell’albergo mi aspetta un accappatoio bianco appoggiato sullo scalda salviette e un bollitore per farsi il the o il caffè. Mi preparo un Nescafè e me lo bevo azzuppandoci dentro l’amaretto che stava sul cuscino. Mi concentro ad ascoltare i rumori di fondo. L’ascensore, il sistema di riscaldamento, qualcuno che cammina sulla moquette in corridoio. I rumori delle stanze d’albergo quando sei solo che fanno scendere lenta la solitudine. Come le luci nelle case degli altri. (dove tutti sono sempre felici). Qual è quel romanzo di Murakami Aruki in cui il protagonista incontro l’uomo pecora nel piano nascosto dell’albergo Dolphin? Dance dance dance? Forse. Ma l’ascensore di questo albergo frequentato da uomini d’affari e forse anche da qualche escort non si apre su piani segreti. E il suo rumore la notte mi terrà compagnia (mentre mi addormento pensando alle code in autogrill).

Nella finestra di fronte ci sono gli uffici degli altri. Sono quasi le 8 di sera eppure la maggior parte delle scrivanie sono ancora occupate. Dopo un quarto d’ora qualcuno comincerà a prendere il casco e infilarsi la giacca a vento per affrontare il mondo freddo fuori. La mattina dopo, quando alle 7 riaprirò le tende, rieccoli là, con la luce accesa nell’alba livida che è grigia o violetto e non sai dire da che parte sorga il sole.

“Tutto si può raccontare” –penso- “Basta mettere le parole una dietro l’altra”. E se fuori piove è un po’ più facile. Ci si sente più intimi a stare al caldo mentre fuori piove un mondo freddo. Anche se si è soli.

I have done the deed (sussurò Macbeth).

Ed è così che ho macchiato il tuo cuore così bianco.

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