Non sarà mai una twitter-star. Rassegniamoci.

3 December 2011

Per lavoro, ogni anno, tra ottobre e novembre, mi giro un bel po’ di convegni, seminari, workshop e roba del genere. Per capirci, quest’anno sono stata alla Seo Experience a Milano, all’Usability Day a Lugano, all’UxCamp a Firenze, all’Agile Day a Roma e alla Bto a Firenze. Le facce più o meno sono sempre quelle, con una percentuale di nerd che ha toccato il suo massimo all’Agile Day, che era un evento dedicato agli sviluppatori, e il suo minimo al Bto dove, eresia, c’era gente che usava computer che non fossero Mac e cellulari che non fossero Iphone. Roba che altrove manco ti avrebbero fatto entrare. E c’era gente con la cravatta, voglio dire.  E ragazze col taiuller pantalone nero. Roba che pare si dovessero andare a laureare.

L’attività più diffusa a tutti questi  fatti  è twittare. Praticamente uno si siede, guarda se nella cartellina c’è qualche gadegt carino, poi prende il telefono e twitta una cosa tipo “#BTo2011. Si parte”.  Così, per informare il gentile pubblico e comparire anche lui nelle ricerche salvate di tutti gli altri in sala.  Quello che io proprio non riuscivo a capire all’inizio, diciamo nel 2009, era perché tutti quanti ripetessero su Twitter parola per parola quanto ascoltato. Io, da piccola scrivana che sono, mi pensavo che bisognasse quantomeno aggiungere la propria personale opinione. E invece poi ho capito che è tipo un modo veloce di prendere appunti e condividerli. Del tipo, sei a scuola e twitti “#3c: la somma dei quadrati costruiti sui cateti è uguale all’area del quadrato costruito sull’ipotenusa @profmatematica”.

La cosa che mi fa più tristezza degli eventi web (dopo quello che si iscrive a Twitter in quel momento perchè vede che tutti lo usano e comincia a twittare con la foto dell’ovetto),  è pero il banchetto dei blogger.  Ragazzi di Splinder in cassa integrazione che seguono l’evento facendo l’imperdibile cronaca in diretta sul loro blog in cambio evidentemente del biglietto omaggio. Ora, non so a voi, ma a me questi ragazzi ogni volta che li vedo mettono una tristezza infinita, seduti dietro a quel banchetto. In effetti è il termine stesso blogger che mi fa subito sfigato.  Voglio dire, aveva senso (forse) nel 2004, definire qualcuno un “blogger”, ma oggi non siamo tutti forse blogger anche solo micro?

Ma non voglio lasciarmi qui in discussioni che mal ci sarebbero con il css rosa di questo blog, quello che vorrei dirvi, cari amichetti, è che Twitter sta per esplodere tra la massa. Ve lo dico io che sono una ragazza trendy, che tra la massa sta sempre in prima fila dopo l’avanguardia, e ve lo dice Daria Bignardi che ci ha fatto un pezzo su Vanity Fair la scorsa settimana.  Ve lo dice il Corriere che ha fatto un pezzo sulla classifca delle Twitter Star così come nel 2005 fece un pezzo sulla classifica della blogstar. Followatemi tutti. Io non followo a nessuno perché se hai più following che follower sei zèr.

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