Il potenziale di felicità dei luoghi

9 December 2012

Un paio di settimane fa è uscita questa classifica sulla “qualità della vita” delle città italiane in cui Bolzano si è classificata prima e Napoli penultima. E sai che novità.
E su Facebook ha cominciato a circolare questa roba qua, a firma di Erri De Luca (che poi solo successivamente si è scoperto che era roba del 2010, ma va beh, è uguale).

“Ignoro i criteri di valutazione ma dubito che siano adeguati allo scopo. C’è qualità di vita in una città che vive anche di notte, con bar, negozi, locali aperti e frequentati, a differenza di molte città che alle nove di sera sono deserte senza coprifuoco. Considero qualità della vita poter mangiare ovunque cose squisite e semplici a prezzi bassi, che altrove sarebbero irreali. Considero qualità della vita il mare che si aggira nella stanza del golfo tra Capri, Sorrento e Posillipo. Considero qualità della vita il vento che spazza il golfo dai quattro punti cardinali e fa l’aria leggera. Considero qualità della vita l’eccellenza del caffè napoletano e della pizza. Considero qualità di vita la cortesia e il sorriso entrando in un negozio, la musica per strada. Considero qualità della vita la storia che affiora dappertutto. Considero qualità della vita la geografia che consola a prima vista, e considero qualità della vita l’ironia diffusa che permette di accogliere queste graduatorie con un “Ma faciteme ‘o piacere”.
Per consiglio, nelle prossime statistiche eliminate Napoli, è troppo fuori scala, esagerata, per poterla misurare.”

E qua, converrete, ci manca solo il mandolino. Facile commentare a caldo con roba tipo: “Ma vir a stu strunzo, se ne sta sul terrazzo di casa sua a Posillipo, si piglia una tazzulella di caffè con vista su Capri e poi se ne va a farsi una passeggiata sul Lungomare Liberato e si mangia un bel tarallo caldo. E grazie che tiene la meglio qualità della vita di tutta italia. Voglio vedere se, invece di abitare a Posillipo, Erri viveva a San Giovanni a Tedduccio e ogni mattina doveva iastemmare appresso alla Vesuviana per cercare di arrivare lavoro. E ogni sera farsi sotto dalla paura a passare per Piazza Garibaldi dopo le 8 di sera e poi arrivare e vedere che hanno soppresso tutte le ultime corse. Volevo vedere se Erri viveva nella periferia nord e teneva mezza famiglia sterminata da strani tumori e malattie e respiri alla diossina. Volevo vedere se era un papà di quelli che vanno a prendere il figlio all’asilo e a bell e buono, nell’atrio della scuola ammazzano uno”. E potrei andare avanti righe e righe.

Ma, pensandoci, quello con cui forse De Luca ce l’aveva è la furia tassonomica delle classifiche. Quelle classifiche che ti dicono che si vive bene dove ci sono pochi furti, la sanità funziona, i trasporti pubblici pure ed è facile trovare lavoro.

Ci ho pensato qualche giorno dopo alla BTO, un evento a Firenze dedicato al turismo dove, tra l’altro, presentavano una classifica dei brand paese, vale a dire dei paesi più “attraenti” rispetto a diversi fattori: qualità della vita, investimenti, turismo ecc…

Ebbene, le classifiche sfilavano, le slide andavano avanti e prime erano sempre “Svizzera” e “Svezia”. Cioè, la Svizzera era prima pure per “appeal turistico”, voglio dire. Ora, nulla da dire, ma voi quanta gente conoscete che hai mai espresso il desiderio di andarsene a vivere, che so, a Basilea? Tutti dicono: “Ah, come vorrei andare a vivere a Londra, a Parigi, a Berlino, a New York”.  Ma uno che dice: “Ah, come mi piacerebbe andare a vivere a Basilea (o a Stoccolma)”, io non l’ho mai sentito.  Eppure si dovrebbe sapere che è il posto del mondo dove si vive meglio.

Perché la qualità della vita non è la felicità. O anche solo il potenziale di. La qualità della vita offerta da una città è la base per costruirci sopra una vita serena. Serena (e noiosa?). Ma classifiche niente ci dicono sulla felicità.  O sulla possibilità di essere felici andando a vivere in un luogo. Quello è un altro fatto.

Che poi può avere a che fare con quello struggimento al cuore che ti prende quando all’improvviso esci da un vicolo e ti trovi circondato dall’abbraccio azzurro del Vesuvio e del Golfo. O può avere a che fare con la certezza di trovare sempre un mezzo pubblico ch ti riporterà a casa senza manco il rischio di subire lo scippo del Rolex. E nessuna classifica può calcolare il potenziale in felicità di un luogo.

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