Come andò la storia dei cani

6 January 2013

Quello il fatto dei cani andò così. Come sapete eravamo a Tromso, che come vi ho detto, sta sopra a tutto alla Norvegia. Un posto che più a nord della capitale della Groenlandia, per dire. E io da mesi smaniavo con la storia della gita per andare a vedere l’Aurora Boreale nella lande artiche lì intorno. Ma mica potevo andarmi a fare la gita tranquilla col pulmino come fanno tutti. No. Io volevo farmi la gita con la slitta trainata dagli husky. Come mai avessi questa smania, non lo so. A pensarci bene i cani manco mai mi sono piaciuti. Cioè, non che li odio, ma manco sono una di quelle che se li vanno ad accarezzare.

Comunque l’idea della slitta trainata dai cani era nel mio immaginario nordico. E quindi. Prenotiamo la gita con i cani. Alla modica cifra di 173 euro a persona. La solita roba economica della Norvegia. Pagamento anticipato con carta di credito. Ok.

Viene il giorno della gita con i cani, che in italiano si dice “dogsleeding” e ci vengono a prendere col pulmino davanti all’albergo. Una famigliola con bambino, una mamma con due figlie adolescenti, una coppia di ragazze. Ecco i nostri compagni di avventure.

Per 45 minuti guidiamo in mezzo al nulla della notte artica tra le lande innevate intorno Tromso. Ogni tanto spuntano casette con candele e stelle di Natale dietro i vetri.

Puntuali, ad ogni casetta, io e lo svedese facciamo: “Uah, ma ti immagini a vivere qua terra?”.

Puntuale ad ogni casetta lo svedese mi ricorda di quanto io ho tentato inutilmente di convincerlo ad affittare una cassetta di queste, in mezzo al nulla della notte artica, invece di andare in hotel.

Dopo un buon numero di casette arriviamo al campo base. Una puzza di cane che non ve lo dico proprio. Comincio a chiedermi del perché delle mie idee gloriose e perché non me ne sono andata a fare la gita col pulmino con quel simpatico gruppo di italiani in tute da sci dai colori fosforescenti che erano in hotel.

Ci danno delle tutone termiche che puzzano di cane. Moon boots che puzzano di cane. Una lucina da mettere in testa che almeno quella non puzza. E poi ci portano fuori per darci le istruzioni. Istruzioni? Che istruzioni? Io mi devo solo sedere e mantenermi!

E invece no. La tremenda verità è che la slitta trainata da un branco di husky ululanti la dobbiamo portare NOI. 

Cioè secondo loro, uno di noi due deve mettersi dietro la slitta, con i piedi sugli scivoli della slitta e guidarla dando la direzione col corpo e frenando con una specie di freno a piede. Il tutto molleggiando sulle ginocchia e stando sempre ben attenti a non perdere la presa se no gli husky se ne fuggono loro e la slitta. Il tutto per la durata di 1 ORA.

 Io che non so portare manco un cane al guinzaglio avrei dovuto mettermi a capo di un branco di husky ululanti su una slitta in mezzo alla notte artica? 

Lo svedese con aria serafica mi comunica che è stato bello stare insieme, la nostra storia è finita, ma lui è un vero uomo scandinavo, pure se è nato a Casoria, e guiderà la slitta di cani ululanti. Anche se la sua unica attività fisica consiste nello scendere da un aereo e salire su un taxi.

Io sono terrorizzata. I cani ululano e scalpitano ansiosi di partire. La guida si mette al fianco dello svedese per aiutarlo nella partenza. Lascia il freno e la slitta schizza sulla neve. E’ velocissima e i cani tirano di brutto. Dopo circa 40 secondi, la guida fa per allontarsi, ma lo Svedese mette il piede sul freno e comunica alla guida: “I can’t drive it. You should drive it for me!”. La guida non ne vuole sapere di portarci lui in giro e comincia a fare “Yes, you can” e poi vicino a me: “Can you drive?”  “Tu sì pazz, o’ frà’ ”  – rispondo nel mio miglior accento BBC.

La guida continua: “So, come on, not be scared”, it’s very simple, you can do it easily!” .  A questo punto lo Svedese comincia a imprecare in norvegese stretto con affermazioni tipo: “Senti guida, noi ti abbiamo pagato 173 euro a capa e io le corna sopra al circolo polare artico non me le rompo. Io mo’ mi siedo e tu ci porti”.  Cioè io sono convinta che abbia detto questo. Lui sostiene di aver detto: “Preferisco che la guidi tu, ci tengo alla vita della mia fidanzata”. In ogni caso la guida fa: “Ok, ok, absolut”. Dopo 2 minuti arriva il nostro driver di cani, un ragazzo australiano arrivato in Norvegia per seguire la scia verde dell’Aurora Boreale.

Il caro ragazzo australiano per circa d’ora ci porta in giro a noi e ai nostri 150 chili in due, mentre le ragazze irlandesi guidano tranquille da loro slitta da sole.

Intorno il nulla più totale, neve, neve e neve. Sopra le stelle chiarissime. Ad un certo punto, il nastro verde dell’aurora boreale.

Gli husky corrono velocissimo, l’australiano ci urla di virare col corpo a destra e poi a sinistra (ed io faccio il contrario), l’aria ghiacciata arriva freddissima in faccia. Ogni tanto ci sono dei dossi dove la slitta fa un salto e il cappello e la lampadina rischiano di volare via. Ad un certo punto una delle due ragazze irlandesi vola via lei mentre gli husky continuano a correre da soli.

Tutto il fatto della corsa nella foresta dura un’ora. E io secondo loro dovevo guidare la slitta per un’ora. Certo certo. All’arrivo ci fanno sedere tutti attorno al fuoco in una specie di tenda sami per offrirci the, caffè e biscottini.  E lo svedese sarà ampiamente sfottuto dalla guida norvegese come un “pappamolle di Stoccolma”.

Io non capisco niente, ma mi mangio la torta, mi scaldo le guance vicino al fuoco e penso all’articolo che lessi una volta su Airone Junior quand’ero piccola, sull’aurora boreale e le notti polari. Quante volte l’ho letto. Mi sembrava impossibile. E invece eccomi qua, venti e più anni dopo.

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