Un passaporto per andare via lontano

31 August 2013

L’ultimo ricordo che ho del Marocco è la fila al controllo passaporti, una volta arrivati a Roma Ciampino. C’è una poliziotta che urla, da qua i marocchini, da qua gli italiani. Gli italiani hanno una fila veloce, devono solo aprire il passaporto davanti a un poliziotto annoiato che controlla distrattamente se sei veramente tu. I marocchini devono mostrare tutta una serie di documenti.

Anche alla partenza da Marrakech la fila procedeva su due velocità: europei un timbro e ciao, i marocchini tutta una serie di carte. Accanto a me c’erano due ragazze, i capelli sciolti sulle spalle, i sandali col tacco, il trolley colorato. Mi sembra di capire che una ha i documenti in regola, l’altra no. Le sento discutere e passare da uno sportello all’altro, io passo e le perdo di vista. Dopo incontrerò una delle due in bagno che si rifà il trucco pulendo il mascara colato sulle guance. L’amica sarà rimasta dietro, bloccata alla frontiera. Ci sono ostacoli più grandi del controllo bagagli della Ryanair.

Questa è una cosa che noi italiani non consideriamo mai, la fortuna di avere nel portafogli un passaporto che ci permette di andare dove vogliamo, o quasi. Liberi di viaggiare, varcare le frontiere, cercarci un lavoro in qualche altro stato europeo senza eccessive complicazioni burocratiche. Neanche io ci avevo mai pensato seriamente, fino a pochi mesi fa. Mi viene in mente una ragazza iraniana che frequentava con me un corso di inglese a Stoccolma. Mi chiese cosa avessi fatto nel weekend, le risposi che ero andata a Bruxelles a trovare una mia amica. Mi guardo con gli occhi sbarrati e poi mi disse qualcosa tipo: “Siete fortunati voi europei, potete prendere aerei quando volete, anche solo per tre giorni e decidere all’ultimo minuto. Per noi è complicato”. Io ragazza italiana potevo starmene in Svezia senza che nessuno mi accusasse di immigrazione clandestina e andare a trovare una mia amica in Belgio partendo il venerdì e tornando la domenica. Per lei muoversi da uno stato all’altro voleva dire sempre visti e permessi e lunghe code.

Ieri mi è capitato tra le mani CronacaVera. C’era una pagina di annunci personali di ragazze cubane. Tutte con foto e fermoposta che chiedevano di conoscere un italiano, “buono e serio, scopo matrimonio”. Qualcuno che le desse un passaporto per volare via lontano. Basta che fosse buono e serio.

Ecco, mentre sto qua a fare grandi drammi sulla mia vita che non va come vorrei, dovrei ricordarmi che in fondo sono nata dalla parte giusta del mondo, la parte che ti permette di andare dove vuoi. E non è poco.

(A saperlo, dov’è che vuoi andare… E neanche questo è poco)

 

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